Tempio, Lecco e Como le prime città riparative d'Italia

Il seminario EPALE di Cagliari dedica approfondimenti e tavole rotonde al tema della giustizia riparativa.

Data:

01 aprile 2025

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Il seminario che si è tenuto giovedì 27 marzo a Cagliari, è stata un’occasione importante di approfondimento e confronto sui temi, i principi e l'etica della restorative justice, anche alla luce della nuova riforma e delle sue applicazioni nelle città riparative e in molti altri contesti sociali.

Oltre 100 i partecipanti ai lavori della giornata organizzata da EPALE, la community europea per l'educazione degli adulti, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna: rappresentanti dell'amministrazione penitenziaria, docenti, esperti internazionali, educatori penitenziati, amministratori e membri di associazioni del terzo settore.

 

Nella sessione del mattino, dopo i saluti istituzionali, il giudice del Tribunale di Nuoro Riccardo De Vito, già presidente di Magistratura Democratica, ha analizzato le novità introdotte nel 2022 dalla Riforma Cartabia nel sistema penale, sottolineando come la giustizia riparativa sia un approccio inclusivo e complementare al processo penale, la cui dimensione relazionale, basata sull’ascolto e il riconoscimento dell’altro, consenta – grazie alla presenza di mediatori – di attivare la risoluzione del conflitto e la riparazione della relazione, rendendo possibile così la ricostruzione del legame con la comunità. Un percorso di consapevolezza e crescita sociale che in Italia – ha messo in evidenza il giudice De Vito – è stato messo in atto per la prima volta a Tempio Pausania e che ha permesso di mettere in collegamento e ricucire le “due città”.

Con la storia esemplare di Tempio Pausania, prima città riparativa d’Italia, ha introdotto il suo intervento anche Patrizia Patrizi, ordinaria di Psicologia giuridica e pratiche di giustizia riparativa presso il Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari, in passato anche presidente dello European Forum for Restorative Justice e del CUG - Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità.

L’accurata e esaustiva disamina della Patrizi si è soffermata sui valori cardine della giustizia ristorativa – dignità della persona, dialogo, solidarietà e responsabilità – e sui principi che la regolano – partecipazione attiva, adesione libera, consapevolezza, riparazione – elementi fondamentali per far fronte ai bisogni delle comunità. Da questo approccio – ha ricordato la psicologa – nasce il modello delle comunità ristorative, basate sulle relazioni tra persone e tra persone e comunità, dove costruire e mantenere connessioni, proteggere i legami e garantire un’adeguata efficacia collettiva, capace di durare nel tempo.

 

A questi due interventi, nel corso della mattinata, ha fatto seguito la tavola rotonda “Città riparative a dialogo”, focus sull’esperienza delle prime città riparative italiane – Tempio Pausania, Lecco e Como – per promuovere una cultura della coesione comunitaria. Ne hanno discusso amministratori, educatori e mediatori, rappresentanti delle tre città dove, sia pur con modalità e punti di partenza diversi, vengono portati avanti con successo progetti inclusivi di azione sociale.

 

Il sindaco di Tempio Gianni Addis ha ripercorso le vicende che hanno portato Tempio a diventare “la prima città riparativa d’Italia”: “Nel 2012 ci siamo trovati nella necessità di risolvere un conflitto importante che rischiava di creare fratture insanabili tra la popolazione e l’amministrazione, nato da paure e timori legittimi di possibili infiltrazioni mafiose nel tessuto sociale del nostro territorio, un conflitto che, ci rendevamo conto, era indispensabile risolvere per mitigare l’impatto della nuova realtà penitenziaria, per ripristinare quella prossimità che era venuta a mancare, per ricucire i legami sfilacciati dal conflitto e maturare quel percorso di consapevolezza indispensabile per crescere come individui e come società.”. Il sindaco Addis ha poi sottolineato che tutto ciò è stato reso possibile anche grazie “ad un intenso e affiatato lavoro di squadra, che ha coinvolto numerosi partner, amministrazioni, scuole e società civile. Fondamentale per la maturazione di questo processo è stato il supporto del Team delle pratiche di giustizia riparativa dell’Università di Sassari guidato da Patrizia Patrizi, la capacità visionaria della direttrice del nuovo carcere di Nuchis Carla Ciavarella e la disponibilità dell’amministrazione carceraria, la presenza forte di una cittadinanza attiva capace di mettere in campo progettualità visionarie e la disponibilità dei tanti volontari che si sono messi al servizio della comunità carceraria e della società civile.”

L’assessore ai Servizi sociali Anna Paola Aisoni si è poi soffermata sulle numerose iniziative realizzate in città dalle diverse amministrazioni in collaborazione con l’Università, le scuole cittadine, le associazioni e i gruppi locali di volontariato, a dimostrazione di come il centro gallurese sia stato in grado di realizzare negli anni azioni efficaci capaci di dar vita a una cultura della coesione comunitaria attiva e duratura: dall’esperienza dei circle, le conferenze riparative, all’attività nelle scuole, realizzata in collaborazione con l’Università e sostenuta e finanziata dal PLUS, dai flash mob degli studenti alle iniziative portate avanti con i privati fino al recente incontro che si è tenuto poche settimane fa nel carcere di Nuchis, che ha portato studenti e detenuti a dialogare e confrontarsi sul tema della giustizia riparativa in modo attivo, partecipe e inclusivo.

 

Alla prima esperienza di Tempio ha fatto seguito quella di Lecco e, qualche anno dopo, quella di Como. A Lecco la realizzazione di una comunità riparativa è avvenuta attraverso l’istituzione del’Innominato, gruppo di cittadinanza attiva a cui partecipano istituzioni e enti privati del non profit che operano nella città e sul territorio per sensibilizzare i cittadini e diffondere la visione di una città riparativa, divulgandone i principi, i valori e le pratiche nei vari ambiti della convivenza civile. A Como il riconoscimento di città riparativa arriva con l’attivazione di progetti pilota quale “COnTatto: trame riparative nella comunità” allo scopo di promuovere l’inclusione, la sicurezza sociale e il bene comune per la realizzazione di welfare di comunità e innovazione sociale, attraverso la mediazione e il superamento dei conflitti nei quartieri e nelle scuole più esposti. Un progetto che ha coinvolto vari attori: il Tribunale, l’Università, il Terzo settore e il Csv Insubria e l’Università degli Studi dell’Insubria.

A conclusione della tavola rotonda Cristina Vasilescu del working group delle Restorative Cities presso il Forum europeo per la giustizia riparativa ha presentato il progetto Erasmus + HARMONY, un’iniziativa che mira a diffondere le pratiche restorative all’interno del housing sociale e dei quartieri per immaginare insieme una società più giusta e inclusiva.

 

La sessione pomeridiana del seminario è stata dedicata alle numerose azioni portate avanti dagli operatori del settore in Sardegna – comunità, associazioni di volontariato e cooperative sociali – con l’obiettivo di valorizzare le esperienze presenti sul territorio, discutere le criticità e sviluppare nuove idee progettuali in Erasmus+.

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Pagina aggiornata il 04/04/2025