Nel pomeriggio di ieri ho partecipato, insieme ai membri della Giunta comunale, al convegno promosso dal Circolo culturale Don Primo Mazzolari e tenutosi all’ex Palazzina Comando dal titolo Quale sanità è possibile? − Le diseguaglianze di salute in Sardegna.
Occorre ringraziare per questa occasione il direttivo del Circolo Mazzolari, il suo presidente Paolo Sanna e il vicepresidente Mario Medda, e le autorità intervenute: gli onorevoli Giuseppe Meloni e Giuseppe Frau, rispettivamente vicepresidente della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale, e il prof. Luigi Minerva per la sua partecipazione e per il suo intervento. Ringrazio per la loro presenza anche il sindaco di Luras, Leonardo Lutzoni, e il sindaco di Loiri Porto San Paolo nonché vicepresidente della Conferenza socio−sanitaria Francesco Lai, l'on. Caria, il prof. Marcetti, il direttore di Eurispes Sardegna Gerolamo Balata, i capitani dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. L’evento è stato onorato da una platea di notevole spessore, a dimostrazione del vivo interesse per un tema primario sul quale oggi è più che mai fondamentale avere un confronto: la nostra è una realtà nella quale le difficoltà del sistema sanitario sono particolarmente accentuate da isolamento e diseguaglianza sotto diversi profili.
Il titolo dell’incontro ci riguarda tutti indistintamente, come amministratori, come operatori e come cittadini: è una domanda che si pone come spunto di riflessione sulle cause delle disuguaglianze sanitarie nell’Isola, sulle distanze geografiche, sulla carenza di personale, sulle difficoltà di garantire continuità assistenziale nelle aree più interne. L'intervento del prof. Minerva ha rappresentato un valido approfondimento su un problema macroscopico, complesso, che richiede visione, pianificazione e collaborazione.
Nel mio intervento, ho posto l’accento su alcuni punti specifici.
L’aspetto della cronicità evidenziano come la Gallura e la Sardegna in generale abbiano un alto indice di vecchiaia, con conseguenze dirette sulle patologie croniche. Nel contesto attuale, i pazienti cronici hanno difficoltà a ottenere una corretta presa in carico e sono costretti a fare la spola tra medici specialisti e le strutture di diagnosi e cura. Qualche anno fa si è pensato di ovviare a questo limite facendo riferimento a un nuovo concetto di “sanità di iniziativa” nelle Case di comunità, apportando quindi una significativa revisione a tutta l'attività di bassa complessità assistenziale, di cui i malati cronici sono i principali fruitori, con una presa in carico che seguisse tutto il loro percorso. Il dipartimento di bassa intensità assistenziale e la sanità di iniziativa, che avrebbero dovuto essere i pilastri della sanità attuale, tardano a decollare con conseguenze che abbiamo a più riprese segnalato soprattutto nelle varie occasioni in cui noi Sindaci abbiamo potuto confrontarci con i direttori generali e, ultimamente, con il Commissario straordinario.
L'altro aspetto, quello delle liste d'attesa, attiene alla prevenzione e alle cure dei pazienti con patologie in fase avanzata. Queste attività spesso vengono invalidate da liste d'attesa lunghissime, da un sistema di prenotazione che risulta non adeguato alle esigenze: una riorganizzazione di tale sistema è indispensabile per rendere efficace la presa in carico del paziente fino all'individuazione della data e della struttura in cui dovrà effettuare la visita e dovrà ricevere le cure. Si tratta quindi di intervenire anche sui medici di base, che come sappiamo ancora oggi scarseggiano, in modo da migliorare l’adeguatezza non solo delle prescrizioni ma anche degli esami richiesti, e soprattutto da evitare che i malati cronici debbano a più riprese recarsi dal loro medico curante per richiedere l'impegnativa, contattare il CUP, sperare in un appuntamento a breve termine, circostanza che spessissimo non si verifica. Occorrerebbe che il paziente, già dal primo accesso alle cure, venisse preso in carico in modo che una volta per tutte possa avere un calendario di visite già fissate anche per il periodo futuro.
Nel nostro contesto territoriale è poi evidente l'importanza dell'attività dell'emergenza sanitaria. La Gallura è un’area a bassa densità abitativa che soffre di importanti problemi di viabilità, con strade ad alta densità di traffico in particolare nel periodo estivo, quindi con lunghi tempi di percorrenza: da noi è tutto più difficile, e arrivare in tempi utili per la gestione dell'emergenza spesso è quasi impensabile. L’elisoccorso sopperisce solo in parte a queste carenze, e le affluenze ai Pronto soccorso, soprattutto a Olbia e a Tempio, sono insostenibili anche per effetto del numero di medici che vi operano, facendo collassare un sistema già in crisi, soprattutto d’estate. Va anche osservato che la carenza di medici di base delle guardie mediche turistiche ha fatto sì che l'utenza si riversasse sui Pronto soccorso anche per dei semplici codici bianchi, contribuendo alla congestione. In un tale contesto appare fondamentale rilanciare il ruolo dei piccoli ospedali: il rafforzamento dei servizi territoriali è indispensabile, la rete territoriale dovrebbe essere potenziata con risorse finanziarie adeguate ma anche con dotazioni organiche e di personale tali da poter garantire la ripresa del funzionamento dei piccoli presidi, per cui è necessaria e urgente una rivisitazione dell'Atto aziendale che restituisca − in particolare nei presidi di Olbia, Tempio e di La Maddalena − non solo la funzione di erogatori di prestazioni sanitarie adeguate ai reparti, ma anche la dignità professionale a medici e operatori sanitari, duramente provati dalle gravi criticità che si protraggono da anni.
L'ospedale di Tempio in particolare, benché depotenziato negli ultimi anni anche per effetto di quanto non attuato delle previsioni dell'ultimo Atto aziendale approvato nel gennaio 2023, ha mostrato di recente qualche piccolo segnale di ripresa a seguito di interventi riorganizzativi operati dal commissario Ottaviano Contu, che hanno messo nella condizione di lavorare meglio e di migliorare l’impiego delle poche risorse umane ancora disponibili, su cui grava comunque una gran mole di lavoro e che sono a oggi pressoché al limite del carico operativo sostenibile. È − più che opportuna − vitale, l’adozione di un nuovo Atto aziendale, che noi attendiamo con fiducia, che determini un vero cambio di passo dell'assistenza ospedaliera nella rete dei servizi territoriali.
Occorre ancora lavorare, lavorare molto. Durante il convegno di ieri ho rivestito il doppio ruolo di sindaco della Città e di Presidente della conferenza socio sanitaria: tramite il vicepresidente della Giunta regionale Meloni, il vicepresidente del Consiglio regionale Frau e il Commissario straordinario Contu, vorrei che arrivasse al Consiglio regionale l'appello di questo territorio esasperato, approfittando proprio di questa occasione per poter orientare le politiche regionali in materia di sanità e di programmazione sanitaria verso una maggiore equità.
Il Sindaco
Gianni Addis